18.8.10

Pesci che affogano nell'acqua

Janice, una volta, mi chiese da dove io prendessi spunto per le mie canzoni. Dalla vita, le risposi io. Ma arrivi ad un punto in cui le fonti di ispirazione iniziano a scarseggiare. E allora, cerchi di trovare nuovi modi di raccontare elementi che, in altre circostanze, trasuderebbero retorica da ogni singola parola.

Vado all'acquario, perchè la vita delle persone ha smesso di parlarmi. Le mie canzoni suonano vuote e le melodie che compongo sono stantie. Trovo un posto a sedere su una specie di panchina che è stata strategicamente posizionata di fronte alla vasca più grande. Come essere sul palco, in un anfiteatro. Io sono l'attore che osserva il suo pubblico, prima di iniziare la rappresentazione. Ma, questa volta, non serve l'immaginazione per fingere che siano tutti nudi. Lo sono davvero.

Ed io con essi. È così che mi sento quando la voce della biologa marina, che sta parlando degli ospiti della vasca, sovrasta quella dei miei pensieri. Ho perso buona parte del suo discorso, ma il paragone mi colpisce con brutalità. Non è lei a farlo. Sono io che lo subisco come tale. Alcuni squali sono costretti a nuotare sempre per poter respirare. Anche mentre dormono. E, se questo movimento perenne dovesse cessare, il risultato sarebbe l'asfissia.

Ho smesso di nuotare.