21.1.14

[RECE] - The Counselor


Oscurità a colori.
È questo che continuavo a pensare, mentre mi lasciavo trasportare dalla narrazione frammentata e, alcune volte, davvero poco efficace di The Counselor. Perchè il film si chiama così. Non Il Procuratore. Counselor si traduce con avvocato. E no, nemmeno nel film troverete un indizio che giustifichi questa localizzazione italiana.
Procuratore è District Attorney, generalmente e solitamente chiamato con l'acronimo di DA.

Ma procediamo con il film.
Quando hai quattro ottimi attori, su cinque, non ti aspetti che la sorpresa arrivi proprio dal nome che hai scartato dal poker.
Fassbender può fare molto meglio. Ma quasi non ne ha l'opportunità.
Cruz, sempre splendida, ha un personaggio che poteva essere interpretato da qualsiasi altra bella donna.
Bardem è forse quello che riesce a divertirsi di più col proprio personaggio, ma anche qui, siamo ben sotto le capacità e il trasformismo del quale è davvero capace.
Pitt fa il suo compito. Ma, anche qui, si è abituati a ben meglio.
Poi arriva Cameron Diaz. E la sorpresa è lì. Il minore dei nomi, l'interpretazione più algida di cui sia mai stata capace. Fredda. Sfacciata. Pericolosa. Viscida. Eccellente.

Dunque una delusione a livello interpretativo?
L'interpretazione, in realtà, riesce quasi a passare in secondo piano rispetto all'estrema frammentazione della vicenda.
Nello stile di Cormac McCarthy, si viene buttati in mezzo alla storia. Niente introduzioni, niente spiegoni. Quello che vuol dire è sempre tutto lì. Non hai bisogno di sapere altro. Puoi intuirlo, o immaginarlo, o capirlo e magari sbagliare. Ma hai e avrai solo quello che McCarthy ti racconta.

Questa volta la vicenda non è tratta da un suo libro. Si tratta di una sceneggiatura originale. La sua prima.
Che il problema sia stato questo, o che la responsabilità stia su Ridley Scott, il regista, che già era riuscito ad inciampare nel peggiore dei modi con il pessimo Prometheus - sempre con Fassbender - non è dato a sapere.

A titoli di coda, ci si trova soddisfatti - pochi - o delusi/confusi - molti. Non perché il film sia cervellotico. Alcuni dialoghi sono di una banalità disarmante, altri risultano scaltri ed ammiccanti, ma si perdono nella mediocrità generale.
E poi c'è l'oscurità a colori. Bei colori, e un pozzo sempre più nero in cui lo spettatore viene calato. Potenzialmente lacerante, ma che si perde e si lascia perdere per i difetti già esposti.

La delusione è tanto più forte, considerata la quantità e qualità di nomi coinvolti.
Una cosa è certa. Uscirete dalla sala con una visione del tutto inedita del pesce gatto.

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